Immagina…
Immagina un posto magico, caldo e avvolgente.
Un luogo che racchiude i tuoi pensieri e che ti allontana dalla vita stressante di tutti i giorni.
Un rifugio suggestivo per te e chi desideri avere a fianco.
Rilassante. Rassicurante. Caratteristico.
E come ogni luogo magico è composto da personaggi, che lavorano e che hanno le loro particolarità.
Abbiamo deciso di farveli conoscere meglio!

foto oscar 2OSCAR DOMINGUEZ

Progetti, arte e luoghi magici. Oscar Dominguez, l’artista argentino creatore dei Nidi de La Rotonda, ci insegna e ci racconta il suo modo di amare, non solo l’arte ma anche luoghi e persone ascoltando.

Sei arrivato in Italia nel 99, quali città italiane hai visitato? Quali ti sono piaciute di più?

Appena arrivato ho girato molto e visto tantissime città come Venezia, Roma, Milano e tante altre; tra le mie preferite c’è Firenze che adoro soprattutto per la memoria storica che si porta dietro: è la culla di una cultura importante e che per me rappresenta il periodo più bello.

Perché sei rimasto proprio a Faenza?

Ho visto l’Europa, sono stato anche in Spagna dove mi sono trovato bene e ho appreso moltissimo. Ma quando sono arrivato in Romagna, oltre ad aver conosciuto le meravigliose ceramiche faentine, ho constatato che i romagnoli somigliano agli argentini: gentili, accoglienti e sanno ascoltare; sono le classiche persone alla mano e qui mi sono sentito subito a casa. Mi sono riconosciuto nei romagnoli e nella loro capacità di “chiacchierare”.

L’Argentina ti manca?

Mi manca molto, ma quando sono in Argentina mi manca l’Italia. Chi non viaggia o chi ha sempre vissuto solo in un luogo forse non lo immagina, ma avere le radici in più posti è tanto bello quanto malinconico: c’è sempre qualcosa che ti manca, una parte di te che non hai vicino. Ho sempre pensato che non fosse sufficiente nascere in un luogo perché questo fosse “il proprio luogo”, è bello poter scegliere, ed io ho scelto l’Italia, che ormai sento come un luogo mio. Ho due patrie e in quei giorni in cui mi sento un po’ giù e sento la mancanza di una o dell’altra sfrutto quella parte del mio carattere che per fortuna mi fa vedere spesso il bicchiere mezzo pieno.

Parliamo di arte, la tua è un’arte vissuta a tutto tondo, non è solo una passione ma anche un lavoro, come ti sei avvicinato all’arte? Come lo hai reso un mestiere?

Da che mi ricordo è stato sia un piacere che una necessità. Sono sempre stato curioso e creativo e fin da quando ero bambino l’arte è sempre stata un modo per esprimermi. Mia madre ha sempre cercato di stimolarmi e lasciarmi libero di ideare e inventare, incoraggiando questa mia indole. Poi sono andato alla scuola d’arte, mettendoci il massimo impegno, e anche in età adulta, in tutti i lavori che ho fatto, seppur diversi tra loro, ho sempre cercato di mantenere vivo il legame con l’arte.
Oggi faccio il mio lavoro di artista a 360°: allestisco mostre, aiuto colleghi, collaboro con studi di architettura e soprattutto creo.

I Nidi, da cosa nasce l’idea? Ti sei ispirato a qualcosa?

L’idea nasce dalla collaborazione con lo “Studio Bartoletti Cicognani” e il loro bisogno di creare un ambiente intimo e caldo ma allo stesso tempo fresco e accogliente.
I Nidi sono contenitori e le persone il contenuto. È un luogo preciso, il contrario dei non-luoghi, come i centri commerciali o gli ospedali. Contiene le persone in un incontro, un’esperienza, i Nidi fanno in modo che la gente al suo interno possa condividere e stare bene.

Territorialità e materiali hanno un ruolo centrale?

Il territorio e i materiali sono fondamentali, ognuno in modo diverso.
Per quanto riguarda i materiali la mia visione è cambiata quando sono andato a vivere in campagna: In campagna vedi e trovi solo ciò che è forte e potente, ci sono paesaggi larghi, grandi campi, estensioni, e vanno ascoltati, con tutti i sensi. In questo luogo il mio lavoro è cresciuto, sia nell’ascolto che nelle dimensioni, qui ho imparato a fare riflessioni per usare bene sia la testa che le mani.

Quali sono i generi artistici e i modi espressivi che preferisci? Da dove nasce la tua creatività?

La principale corrente a cui mi ispiro è certamente la Land Art, per come lavora e per ciò che rappresenta.
Mi lego soprattutto al progetto e ritengo che la parte creativa risieda al suo interno, non ci può essere creazione senza un ordine, un progetto. I miei lavori partono da una storia, da una sensazione, da un ricordo: ascoltare – che sia una persona, un paesaggio, un’emozione, rappresenta il primo passo, poi vedo, immagino e infine creo; e soltanto alla fine di tutto, parlo.

 A cosa pensi mentre produci?

Penso a tante cose ovviamente, ma mi concentro soprattutto su quelle che per me sono cose belle; e in genere pensando a cose belle penso alle persone.