Immagina…
Immagina un posto magico, caldo e avvolgente.
Un luogo che racchiude i tuoi pensieri e che ti allontana dalla vita stressante di tutti i giorni.
Un rifugio suggestivo per te e chi desideri avere a fianco.
Rilassante. Rassicurante. Caratteristico.
E come ogni luogo magico è composto da personaggi, che lavorano e che hanno le loro particolarità.
Abbiamo deciso di farveli conoscere meglio!

UnknownLUIGI CICOGNANI

Un luogo magico creato dagli architetti dello “Studio Bartoletti Cicognani” che cresce attorno a La Rotonda, raccontato da Luigi Cicognani.

Il vostro asso nella manica è la sorpresa creata, come descrivete voi, “da luce, colore e materia”. Come tenete viva questa inventiva che mescola equilibrio e meraviglia?

L’idea è quella di utilizzare questi elementi, ossia luce, colore e materia, sia naturali che artificiali, per creare un’ambientazione “fantastica”: non intesa come un luogo di fantasia, ma come uno spazio che crea atmosfera e in grado di coinvolgere chiunque ci entri, proprio come il giardino della Rotonda.

Per quanto riguarda il Giardino Salicornia, cosa volevate lasciare agli osservatori?

Siamo partiti da un pensiero, da una suggestione: molto tempo fa i giardini all’italiana delle case nobiliari avevano angoli personali, che creavano relazione tra l’uomo e il giardino.
A questo si è aggiunto il ricordo che in campagna dopo aver mangiato si usciva, si stava nel giardino in cui c’era un tavolo dove ci si poteva sedere e stare all’ombra a chiacchierare tutti insieme. Quindi l’idea era quella di creare un locale contemporaneo, ma che rimandasse al legame che c’era una volta con il giardino. Anche la presenza del nido creata da Oscar Dominguez rimanda a questo nostro pensiero, a questo ricordo privato dove il cliente può rifugiarsi.

Cosa lo rende un posto tanto “magico”? Il ruolo del mare è fondamentale, marginale?

Il mare questa volta è ribaltato, dato che nel progetto del Giardino Salicornia abbiamo riportato la campagna al mare, più che le persone al mare come solitamente si usa fare.
In questo caso è la campagna che vuole arrivare al mare e non il mare che contamina. Il cliente va al mare per guardarlo, ma se lo gusta meglio dopo aver mangiato: per questo abbiamo inserito la zona dei divanetti che guarda la riva, dove le persone possono avvicinarsi all’acqua e rilassarsi chiacchierando. Mentre durante la cena regnano sovrane la campagna e la natura dell’entroterra,
Abbiamo ideato e creato un legame; un po’ come la pineta di cui i pini stanno a 3 metri dal mare e il mare è il punto finale.

Parlando di lei e Bartoletti, com’è il vostro rapporto?

Io e Bartoletti abbiamo un ottimo rapporto lavorativo. Condividiamo la stessa idea di architettura, affinata dopo tanti anni di lavoro, perciò ormai è diventato tutto molto spontaneo e automatico.

Chi ha l’inventiva?

Bartoletti, in quanto designer, è più creativo e libero da vincoli precostituiti; io sono un architetto e parto dalla storia e dall’edilizia: sono quello che tra i due resta con i piedi per terra e rende il progetto più pragmatico e razionale, cercando di dare ordine alle tante idee di Bartoletti.

Tornando a rivedere le vostre opere cambiereste qualcosa?

Parlo per me: ora guarderei molte cose con una visione d’insieme diversa, con altri occhi e uno sguardo differente.
Il nostro lavoro è un’arte che si arricchisce con l’esperienza: farei certamente dei cambiamenti, ma perché sono cresciuto e maturato io; probabilmente modificherei quelle piccole cose che mi hanno reso l’architetto di oggi, ma non cambierei lo stile.